La storia di questa realtà inizia nei primi anni ’70, facendo proprie le iniziative nate vent’anni prima in Italia a favore dei cani randagi. Questo fenomeno è figlio della trasformazione sociale e industriale del paese iniziata alla fine della guerra, quando le condizioni economiche e le nuove opportunità spingono le popolazioni a lasciare le campagne per trasferirsi nelle grandi città, in cerca di lavoro e di sviluppo sociale.
Interi territori, un tempo curati con equilibrio e sapienza, vengono abbandonati all’incuria. I cani, come molti altri animali, sono lasciati nelle campagne, mentre nelle città in espansione non c’è più spazio per loro.
La gestione del randagismo e la nascita dell’associazione
In assenza di un quadro normativo adeguato, i cani randagi vengono abbattuti regolarmente, secondo un budget di sopportazione calcolato in base al numero degli abitanti di una città o di un paese. Questa situazione ha spinto i primi fondatori di questa associazione a viaggiare per l’Italia per riscattare i cani in esubero, salvandoli da una morte certa.
Sull’onda di una crescente sensibilità verso l’ambiente inteso come ecosistema, nel 1991 viene promulgata la legge 281, Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo, ancora in vigore. Questa legge condanna gli atti di crudeltà contro gli animali d’affezione, i maltrattamenti ed il loro abbandono, per favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l’ambiente e stabilisce che il Sindaco sia il riferimento unico per la loro salvaguardia, cura e protezione. La Regione Puglia, nel 1995, recepisce la legge nazionale e promulga una propria normativa, aggiornata nel 2020, contenente disposizioni specifiche per le strutture dedicate alla gestione dei cani randagi, abbandonati o senza proprietario, con l’obiettivo di favorirne l’adozione.
Il percorso di Monopoli
Anche Monopoli ha seguito questo percorso. Grazie a persone sensibili e a volontari e volontarie dedicati, i cani vengono inizialmente raccolti e curati in un’area residuale del Comune, situata dietro il depuratore cittadino, una posizione comune a molte città italiane. Parallelamente, vengono promosse campagne di sensibilizzazione e coinvolgimento politico, portando alla realizzazione, nel 2014, di un Canile sanitario e di un Rifugio canino conforme ai requisiti di legge.
Questo ha modificato profondamente l’attività della LNDC di Monopoli. Da un lavoro esclusivamente sul territorio, l’attenzione si è spostata sulla gestione del canile, una realtà complessa che coinvolge numerosi attori istituzionali e non, all’interno di un quadro normativo stringente.
La missione dell’associazione
La Riforma del Terzo Settore ha riconosciuto questa associazione come APS (Associazione di Promozione Sociale). Lo statuto sociale definisce gli obiettivi principali:
• realizzare e gestire rifugi e strutture per animali abbandonati, maltrattati o sequestrati;
• sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tutela degli animali e del loro habitat;
• promuovere progetti di educazione e formazione per favorire un rapporto corretto tra esseri umani e animali;
• attuare politiche di controllo delle nascite attraverso sterilizzazioni e microchippature;
• collaborare con le autorità preposte alla protezione degli animali e alla tutela ambientale;
• intraprendere, anche in collaborazione con le autorità e con le altre associazioni o enti protezionistici, iniziative finalizzate al contrasto di ogni forma di sfruttamento animale, della caccia e della pesca, degli spettacoli con gli animali;
• intraprendere azioni amministrative e giudiziarie contro la violazione dei diritti animali e dell’ambiente.
Le domande che ci poniamo
Mentre i cani aspettano una famiglia all’interno del canile, ci chiediamo costantemente se facciamo abbastanza per:
• trovare loro una casa?
• prepararli a entrare in una nuova famiglia?
• garantire il loro benessere durante la permanenza in canile?
• coinvolgere volontarie e volontari che ci aiutino a raggiungere questi obiettivi?
Il futuro della nostra missione
Una cosa è certa: non dobbiamo mai smettere di studiare, migliorarci e progredire. Le gabbie sono sempre piene: 100 cani arrivano e 105 se ne vanno, ma quelli che restano sono sempre i più anziani, con tutto ciò che ne consegue. Negli anni, grazie ai volontari, sono state organizzate molte iniziative dentro e fuori dal canile: nelle piazze, nelle scuole, nei musei e nei teatri. Queste attività hanno migliorato la percezione del canile e hanno facilitato collaborazioni con associazioni e istituzioni, come il Tribunale di Bari e l’Università. Il cane si è rivelato un vero facilitatore di relazioni, soprattutto con le persone più fragili.
Ma quanto fatto non basta. Per svuotare il canile e impedire che si riempia nuovamente, dobbiamo essere preparati in molte direzioni. In particolare, dobbiamo continuare nel lavoro di sensibilizzazione per la sterilizzazione (soprattutto nelle campagne, dove continuano a esistere cucciolate casalinghe e riproduzioni senza controllo) e contro l’abbandono, e consolidare la formazione dei volontari. Quest’ultima è la condizione imprescindibile per garantire il benessere fisico e psicologico degli ospiti del canile e migliorare la nostra conoscenza di quel meraviglioso mondo che si chiama “cane”.